L'Università di Lecce. Dalle cattedre del 700 allo 'Studium 2000

Il progetto di un centro di cultura superiore, già presente tra ‘700 e ‘800 nelle aspirazioni del capoluogo dell'antica Provincia di Terra d'Otranto, si carica di valenze nuove in periodo postunitario, allorché la città vede cancellate dal processo di unificazione nazionale quelle competenze che ne avevano caratterizzato lo specifico ruolo rispetto alla provincia e ne rivendica la riappropriazione non solo nei confronti dello Stato accentratore, ma pure di altre realtà urbane che vanno emergendo in ambito provinciale e regionale.
La difficile scelta di un'autonoma istituzione universitaria con le Facoltà di Magistero e di Lettere, più tardi di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, rompe consuetudini e privilegi antichi e suscita resistenze e diffidenze negli ambienti accademici nazionali, che tuttavia non riescono a spegnere l'ipotesi presente nel dibattito culturale e politico che accompagna la statizzazione (1967), di fare del centro universitario salentino, attraverso un dialettico serrato confronto con la realtà scientifica nazionale e con le esigenze emergenti dal contesto socioeconomico, un punto di riferimento culturale per altre aree del Mezzogiorno.
Tale ipotesi nei trent'anni di vita dell'Università statale sostiene le scelte che l'Ateneo è chiamato a compiere per raggiungere una sua fisionomia, attenta sia alle esigenze del territorio che al proprio sviluppo culturale e scientifico, e si concretizza con l'attuale fase di decollo, che vede l'istituzione ricca di 8 facoltà e di oltre 20.000 studenti.